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a cura di Giandomenico Morabito
8 gennaio 2020

La Sossio Banda pubblica “Ceppeccàt”, che in dialetto barese significa “Che peccato”, un lavoro che analizza l’uomo moderno attraverso i suoi peccati, mettendone in luce tutte le contraddizioni che lo caratterizzano.

Francesco Sossio è il fondatore dell’ensemble: sei musicisti pugliesi e da questa terra la loro musica trova linfa. Sin dal brano inziale “Amiddie” si scorge una propensione etno-folk accentuata, in cui emerge una vena compositiva corale, nella quale potremmo rintracciare la centralità della voce di Loredana Savino. La successiva “Sàziati” è un brano che esalta la peculiarità della musica di Gravina di Puglia, in cui dialetto e italiano sono mescolati in un mix multicolore. “L’avaro” è una ballata dal sapore popular, che varia l’alchimia di questa raccolta di canzoni. “Ira” rimette il piede sull’acceleratore dei consueti ritmi etno-folk per un brano, in cui la Savino lascia irrompere una testualità avvincente dal punto del riscatto sociale.

“Timbe” è un’altra cavalcata musicale cantata in dialetto, in cui s’esprime nuovamente la formula stilistica della Sossio Banda, ossia un insieme riuscito delle diverse capacità interpretative degli strumentisti per una proposta artistica più che brillante. Invece “Lui e lei” assume i tratti dell’essere romantico più genuino per un lento che differisce dai brani fin qui descritti, caratterizzandosi per una poeticità tutta sua.

La finale “Chisse so loure” conferma la magia di un progetto vivido, che ci regala uno sprazzo d’Italia da scoprire con un approccio “aperto”.