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12 Febbraio 2020 • Postato da: LoudVision

Oggi vi faremo raccontare, come di consueto dalla loro stessa penna, il nuovissimo lavoro della Sossio Banda di Francesco Sossio Sacchetti: storico collettivo pugliese che festeggia 10 anni di grande carriera con un lavoro dal titolo “Ceppeccàt” pubblicato da Italysona e prodotto col sostegno di Puglia Sound Records. Suoni della tradizione bandistica pugliese ma anche derive balcaniche e non solo, danze pagane, sapori argentini che ricordano lontane milonghe, la Spagna e i colori tenui di un Salento popolare… ma anche la magia di una favola d’autore notturna e silenziosa, misteriosa e spirituale… e tanto altro ancora in questi 7 inediti come 7 sono i vizi capitali a cui questo lavoro attinge. Il racconto dell’uomo partendo dal buio delle sue viscere, dai suoi vizi, da quell’ES che condiziona l’istinto e guida la passione. In rete il bellissimo video per la regia di Sergio Grillo dedicato proprio all’avarizia…

Sossio Banda, “Ceppeccàt” brano per brano

Ammidie (Invidia)

l’Invidia, che serpeggia e mortifica qualsiasi iniziativa distruggendo i rapporti umani, in questo brano è impersonificata da una signora, perfida e dispettosa, che ride degli umani e della stupidità di quanti soffrono di questo peccato.
Nel brano, la “Signora Invidia”, ci racconta che esiste da sempre, che è nata con l’uomo perchè dell’uomo è parte integrante (Mangeche ‘ndreme a tutte quande l’agghie mangete pure a ci stè o’ cambe sande); figlia dell’amore e della fortuna degli altri, motivi per cui si scatena e prolifica, ha tra i suoi familiari più stretti il malocchio (fratello) e la gelosia (sorella) con i quali serpeggia tra le società devastando rapporti umani e intere comunità (frateme jè u’ malucchie soreme gèlusì).
Nei secoli si è cercato in tutti i modi di debellarla e distruggerla ma con scarsi risultati. San Cipriano, per esempio, nel III secolo d.c., scrisse addirittura un’orazione immacolata per la protezione e la liberazione dal malocchio (Sande Cepriène, vè l’è scritte l’orazione ammaculète) e, numerosissime e diffuse in tutto il mondo, sono le formule magiche di matrice pagana per scacciare il malocchio. Nel brano è presente un piccolo frammento della zona dell’Irpinia (Uocchie e contr’uocchie curnecèlle a l’uocchie crepi l’invidia e schiattene e’ malucchie).
Ciò nonostante non si è mai riusciti a debellare realmente questo stupido peccato e anche se si ha l’illusione di essersene liberati, la “Signora” ritorna più agguerrita ed in forma che mai (Sine me ne vouche tande na ma vedè arrète nan te scì ‘ncarecànne).

Sàziati (Gola)

La Gola: fame di potere, ingordigia di pochi individui che si arricchiscono e speculano a discapito della maggioranza.
Questo è un brano bilingue, italiano e vernacolo gravinese, in cui viene condannata e denunciata l’ingordigia dei potenti del Mondo che è alla base di tutte le guerre e dei conflitti sociali e culturali sulla Terra. Il potere del Potere è poter fare ciò che si vuole, talvolta scavalcando regole e diritti, utilizzando corruzione e malaffare sempre a discapito dei più deboli.
Sesso, appalti e denaro: sembrano ormai questi i valori su cui si fonda una società malata e viziata e a cadere in questo peccato sono talvolta istituzioni e soggetti (Chiesa e politica) che dovrebbero proteggere e lottare accanto ai più deboli.
La parte centrale del brano, quella in dialetto, è un’invocazione e una preghiera a San Biagio, protettore della Gola, affinché metta fine a questo modo di agire, di fare e di pensare (Biasoune iugghie e cannele, N’adda salvè fuscènne da stu mele), e riporti l’uomo in una dimensione più umana dove solidarietà, generosità e altruismo diventino i valori fondanti della società.

L’Avaro (Avarizia)

L’egoismo dei sentimenti nei confronti dei più deboli e del diverso, dettato dalla paura e dalla propaganda di alcune fazioni politiche, prende forma nel vizio capitale dell’Avarizia. L’uomo afflitto da questo vizio è un personaggio molto strano e ambiguo, che vive perennemente un conflitto interiore burrascoso, diviso tra la gioia e la smania di possedere e il timore di perdere se stesso e le ricchezze accumulate. Spesso conduce una vita da miserabile per poi morire da ricco e lasciare che gli eredi godano dei suoi averi (ecco i miei cari parenti, divisi tra iene e serpenti…); rimanda sempre a domani quello che potrebbe fare e spendere oggi (domani farei, darei e vivrei…), poiché per lui il distacco dalle proprie cose è sofferenza e malessere.
La morte è in assoluto il momento più drammatico e devastante della sua esistenza: rappresenta la separazione definitiva dal sé, ma sarebbe al tempo stesso, il punto di massima libertà e gioia in cui vengono rotte le catene dell’egoismo e della paura; “se solo sapesse che un domani non c’è”, realizzerebbe tutti i propri sogni: viaggiare, sposarsi, persino avere un figlio a cui ha rinunciato per paura di spendere.
Paradossalmente non sempre l’avaro è una persona ricca e benestante; spesso appartiene al ceto medio-basso che, afflitto dall’angoscia di perdere oltre che ricchezze anche identità, libertà, lavoro e diritti, pensa erroneamente che “il non dare” agli altri, anche in termini di affetto e sentimenti, significa in qualche modo proteggersi e difendersi, ed è su questo che molta propaganda politica degli ultimi anni ha fatto leva per ampliare il proprio consenso.
Il grande Totò nel componimento “’A livella”, ci spiega benissimo quanto possano contare i beni materiali e le grandi personalità una volta nell’aldilà; sposando questa tesi, il messaggio di questo brano è quello di essere più generosi e altruisti, poiché sotto terra non ci sono tasche e una volta passati a miglior vita, non rimane che il ricordo di noi.

Ira

L’Ira ha provocato tante vittime nella storia dell’umanità e allo stesso tempo ha dato la forza a milioni di individui di emanciparsi e conquistare valori universali come la libertà, la democrazia e la dignità personale.
Questa traccia è un’esaltazione di questo peccato, della sua potenza; probabilmente non ci sarebbe mai stata la Rivoluzione Francese, la Resistenza Italiana e le tante guerre di liberazione, se non ci fosse stata la spinta emotiva e fondamentale dell’Ira.
È l’unica arma nelle mani di chi non ha più nulla da perdere (Ira a pensarci bene sai che tanto male non sei, ribellione e rivoluzione portano il tuo nome con sé uomini liberi e donne senza più catene tornano), dietro la quale si nascondono emozioni ben più terribili, come la vendetta e la giustizia sommaria (vendetta travestita da giustizia è l’ira, la pena capitale è l’ira).
Brano dal sapore balcanico, energico e grintoso, con cambi di tempo e ritmo, che rispecchiano e indicano la confusione determinata dalla mente annebbiata dall’Ira.

Timbe (Accidia)

L’Accidia ha a che fare direttamente con lo scorrere inesorabile del tempo il quale, stanco di vedersi trascorrere inutilmente, diventa egli stesso accidioso.
Il “nonno Tempo” che si trascina lentamente, ha una gamba di legno che scandisce il “Tic-Toc” della vita degli individui; non si ferma mai, non può perdere tempo perché è egli stesso il tempo, esiste da sempre e per sempre esisterà anche quando non ci sarà più l’uomo (Passe u’vècchiaridde u’sinde u’sinde, na jamma bona e na jamma zoppa tic e toc…).
Questo vecchio è però deluso dall’uomo moderno, poiché modernità ed evoluzione conquistate nel tempo, nascondono rischi che compromettono persino l’esistenza e la sopravvivenza della Terra.
La tecnologia, talvolta inebria le menti e la creatività, relegando milioni di giovani intelligenze, alla pigrizia, all’apatia e al divano con tanto di smartphone e tablet in mano.
Ma il tempo passa, trascorre, è lui che comanda e detta legge (timbe timbe passe u’timbe, è jiedde ca cumanne…) e in fondo non gli importa del destino misero dell’uomo, lui va avanti per la sua strada, antica e infinita.

Superbia

La Superbia nei confronti dell’ambiente e del mondo animale, sta portando lentamente l’uomo all’autodistruzione.
Il mondo animale ci guarda e si chiede: < Questa è la razza superiore che dovrebbe governare il mondo? Il mare non ha più sale (riscaldamento globale e scioglimento dei ghiacci), la sabbia è nera dal petrolio, le foreste bruciano e le guerre pervadono l’intero pianeta (Libia, Siria, Iraq, Afghanistan, Africa e America latina, Palestina).>
Non è poi così superiore una razza che permette tutto ciò, che si ammazza e devasta l’unico mondo in cui può vivere; una razza guidata dalla Superbia nei confronti del mondo animale e dell’ambiente che si arreca il diritto di poter fare tutto ciò che vuole, senza limiti, senza fine.

Lussuria

La Lussuria sistematicamente si presenta e primeggia in un mondo guidato e governato da essa; Il brano parla della triste storia d’amore tra Amore e Lussuria.
Il povero Amore si illude di poter conquistare per sempre la vulcanica Lussuria, ma presto si accorge a proprie spese che non si può cambiare la natura delle cose e delle persone, è un’utopia! (non puoi incatenare una nuvola, sentire il rumore di una lacrima, nascondere il mare dietro l’indice…).
Inevitabilmente la storia d’amore volge al termine (annegan delusi nel suo dolore gli occhi tristi del povero Amore chiusi per non dare al nero alcun colore, pena ed ingiuria la triste storia di Amore e Lussuria).
Chi è afflitto da questo peccato, incurante delle conseguenze devastanti che ne conseguono, spesso sacrifica la propria vita sentimentale, il matrimonio, i figli, il lavoro, per il solo piacere personale.