Recensione pubblicata il 19 gennaio 2020
a cura di Sisco Montalto

La Sossio Banda, collettivo pugliese che fa a capo a Francesco Sossio Sacchetti, ritorna con un nuovo album, Ceppeccàt (che peccato o anche c’è peccato), termine dalla doppia declinazione che è l’emblema di questo nuovo lavoro della banda. Il disco della Sossio Banda è infatti una sorta di concept sui vizi/peccati (capitali) dell’uomo, ma non dell’uomo in senso astratto, piuttosto di quello che troviamo nella nostra quotidianità, alle prese con la vita di tutti i giorni. Ceppeccàt è un disco concentrato in sette tracce, elemento positivo perché quando si ha da dire qualcosa non serve dilungarsi (inutilmente). La parte musicale di Ceppeccàt è chiaramente l’elemento caratterizzante di Sossio e compagni, che giustamente rimane fedele alla propria tradizione popolare folkloristica, riuscendo però a mescolare in una tipica sorta di contaminazione sonorità dal mondo, così Puglia, Turchia, Grecia, Balcani si avvicinano diventando tutt’uno. Ceppeccàt è un lavoro che attraverso l’energia, l’apparente leggerezza, il ritmo incalzante e danzereccio ci dà una lezione di vita e soprattutto ci tiene lontano da tutta quella inutilità modaiola piena di nulla che è diventata la musica, proponenadola invece ancora come forma d’arte, di comunicazione e tradizione.